Pasquale Laera
Pugliese per nascita, langhetto d’adozione: la cucina mi appassiona sin da quando ero bambino e cercavo di carpire i segreti delle ricette di mia nonna. Intrapresi gli studi classici ho poi maturato la consapevolezza di voler essere protagonista nel mondo della ristorazione, iscrivendomi all’Istituto Alberghiero.
Ho cominciato a lavorare nel mio paese natale, Gioia del Colle, per poi girare l’Italia, apprendendo metodi diversi di gestione delle cucine, cominciando da Ottavio Surico, perfezionandomi poi alla Scuola Internazionale di Cucina Italiana (Alma) di Gualtiero Marchesi, dove ho incontrato Antonino Cannavacciuolo, di cui sono diventato sous chef. Per me è stato un vero maestro, di cucina e non solo.
Dopo alcuni stage all’estero in un viaggio per il mondo alla ricerca dei migliori sapori – in Giappone, dove ho lavorato con Okamoto, a Copenaghen, presso il Geranium – è arrivata l’esperienza a Villa Crespi e quindi il Boscareto Resort, in veste di chef executive dei settori ristorativi, compreso il ristorante La Rei, con la mia prima Stella Michelin.
Infine, la sfida di Borgo Sant’Anna, dove ho nuovamente ottenuto la Stella, per dare ora avvio alla nuova avventura de Lostu, con la supervisione dell’attività.
GEORGE UTA
Non sono lo chef, perché è un titolo che ancora non sento di meritare: sono il cuoco de Lostu. La mia passione per la cucina affonda le radici nell’infanzia, nella vita di campagna e nei sapori forti della tradizione contadina. Se penso a un piatto in particolare, la mia petite madeleine è lo stufato di fegatini di pollo che, con una besciamella di latte e farina, preparava mia nonna a Iepureşti, in Romania, un paesino poco distante da Bucarest dove ho trascorso i primi anni della mia vita. Ma le Langhe sono casa mia da più di quindici anni: qui è dove sono cresciuto e dove ho messo le mie radici.
Ho frequentato l’Istituto Professionale a indirizzo Alberghiero Velso Mucci di Bra: con il tempo ho imparato a conoscere e ad amare i prodotti di questo territorio, cominciando col tagliare le carote. Ma la mia grande fortuna è sempre stata quella di non accontentarmi mai di quello che ho… Dopo diverse esperienze ho iniziato a capire il mondo della Cucina, fino a comprendere il senso della brigata e il valore della gerarchia. A ogni costo volevo lavorare con lo chef Pasquale Làera, e per tre volte gli ho mandato il mio curriculum, prima che mi prendesse in considerazione: l’ho seguito in diverse avventure, diventando sous chef a Borgo Sant’Anna, per dare vita, ora, al progetto de Lostu.
Sono molto curioso e cerco sempre nuove sfide, come quella con cui abbiamo deciso di misurarci qui, seguendo le ricette della tradizione. Con il grembiule addosso, cucino per offrire a chi ci viene a trovare il piacere di stare insieme a tavola.